Oggi dedichiamo questo spazio ad un genere di poesia di cui forse si è parlato poco finora, ma che è certamente stato di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo di tutta la letteratura italiana e non solo: la poesia comico-realistica. Questo movimento poetico, spesso ostacolato dalle leggi dei vari governi e dai loro relativi divieti, tratta tematiche importanti come l’amore, la vita sociale, la salute, ma lo fa in chiave ironica, senza ricorrere a nessun canone stilistico, usando inoltre un linguaggio popolare che spesso oltrepassa anche la sottile linea che lo separa dalla volgarità.

Come vedremo più avanti, la poesia comico realistica nacque in un periodo in cui in Italia l’attività poetica era abbastanza ‘pallosa’, giusto per utilizzare una terminologia che piace molto ai giovani d’oggi; erano i tempi della poesia lirica siciliana e del Dolce Stil Novo, con il loro stile quasi nobiliare, i loro precisi canoni da rispettare, ed è forse per questo che quando nacque fu subito accolta benevolmente con curiosità ed interesse.

Quando e dove nacque la poesia comico-realistica

Con grande probabilità il racconto poetico di tipo comico nacque in ambiente monastico, come fosse una sorta di attività ricreativa che si svolgeva non tanto in aula ma in taverna, ed i primi componimenti, quasi tutti anonimi o firmati da studenti che si spostavano da una università ad un’altra, furono fatti in latino e tedesco antico, indizio che conduce probabilmente a pensare che fu la Germania a dare i natali alla poesia comico-realistica.

Esiste una’ampia raccolta di testi poetici comico-realistici che è quella dei Carmina Burana, testimonianza risalente ai secoli XI e XII e proveniente dall’abbazia tedesca di Benediktbeuern, in Alta Baviera; tale ‘filone comico’ fu poi subito ripreso in Francia con i Fabliaux, brevi racconti in versi cin trama divertente e scherzosa, ed in Italia con i Sonetti Toscani. Fu in Toscana che la poesia comica si diffuse maggiormente, trovando i suoi massimi esponenti in poeti come Rustico Filippi, Folgore da San Gimignano, e soprattutto Cecco Angiolieri.

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Cecco Angiolieri

Cecco Angiolieri, dove ovviamente Cecco è un diminutivo affettuoso di Francesco, è stato uno tra i poeti italiani più significativi del basso Medioevo, e fu proprio lui con i suoi sonetti il pioniere della poesia comica del nostro paese. Nato a Siena intorno al 1260 e morto appena una cinquantina d’anni più tardi (1310-1313), il poeta non ha lasciato abbastanza tracce della sua vita, e quindi non è stato possibile tracciare un suo profilo esatto; quello che si sa è che ebbe molte avventure e disavventure, e che queste ultime erano collegate alla sua particolare dedizione ai vizi, primo su tutti il gioco.

Angiolieri ci ha lasciato in eredità circa 110 sonetti in cui è chiarissima la sua posizione di contestatore irriverente del Dolce Stil Novo; la sua pungente ed irriverente satira contro gli schemi classici della poesia italiana di quell’epoca si evince nettamente nella poesia dialogata Becchin’Amor, in cui narra le vicende di un’amante sensuale, ma dall’aspetto fisico totalmente diverso dalla Beatrice dantesca. Celebri anche altri suoi sonetti come S’I’Fosse Foco, La Malinconia è Tanta e Tale, Tre Cose Solamente Mi So ‘n Grado , un pezzo importante della letteratura italiana in genere.

La poesia comica moderna

E’ passato tanto tempo dal Medioevo ad oggi, e come tutte le cose anche gli stili poetici hanno subito alcune trasformazioni, adeguandosi ovviamente al corso della storia; se riflettiamo bene però, in fin dei conti è cambiato il dialetto, sono cambiate certamente le metriche e gli artisti, ma il filo conduttore della poesia comica è rimasto praticamente quasi uguale, magari con qualche sfumatura diversa. E’ sempre la vita del mondo borghese ad essere al centro dell’attenzione dei nuovi poeti comici, con pungenti satire che abbracciano anche il mondo della politica e quello sociale, senza mai tralasciare la sfera sessuale ed amorosa, che è quella che lascia i più ampi spazi per quanto riguarda la comicità.

Quella che un tempo era la donna intesa dagli stilnovisti come colei che che donava bontà e salvezza, viene oggi vista dai poeti comici come una sorta di figura sensuale e meschina interessata unicamente al denaro, una che se ha la possibilità è pronta a dannare la vita piuttosto che allietarla, ed il tema dell’amore viene trattato con riferimenti più espliciti alla vita sessuale che a quella sentimentale, quadretto che, in fin dei conti, non risulta poi essere tanto lontano dalla realtà.